La Cannabis light, e il CBD, si pongono da sempre al centro di polemiche e dibattiti politici. Si tratta di prodotti ormai venduti sul web, su shop online specializzati come Sensimilla.shop o presso negozi fisici diffusi in tutta Italia. Eppure in questo periodo, sono tanti i dubbi sullo statuto giuridico del CBD e sulla poca chiarezza della legge che ne regola il commercio in Italia.
Con gli ultimi sviluppi della situazione legislativa italiana, le imprese di settore soffrono per primi della grande incongruenza su come distinguere cannabis e droga.
Come spiegato dallo stesso fondatore del concetto di Cannabis legale, Luca Marola: la differenza principale su ciò che distingue la cannabis light dalla droga è certamente la percentuale di THC. Quest’ultimo è uno dei 100 principi attivi presenti nella cannabis, ma il solo a dare effetto psicotropo poiché va in interazione con il sistema nervoso centrale.
Sappiamo che la canapa industriale ne contiene in basse quantità, tra lo “0,3% o 0,2%. In tali percentuali, la marijuana non viene considerata droga
Nonostante tale chiarimento, il quadro legislativo che regola il settore rimane ancora poco chiaro e comprensibile. Facciamo riferimento a:
– il decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 – con la quale viene definito stupefacente;
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Come si sviluppa il commercio della Cannabis light ad opera di Luca Marola?
Nel 2017, anno in cui era entrata in vigore la legge sulla coltivazione della cannabis per uso industriale, non esisteva ancora una vera regolazione; le coltivazioni di cannabis facevano, infatti, riferimento ad una circolare ministeriale di inizio 2000.
All’entrata in vigore della legge, fu ipotizzato che tutta la pianta di cannabis potesse essere coltivata, e quindi anche commercializzata.
Sfruttando l’handicap legislativo, Marola ha avuto l’intuizione di separare il fiore di canapa industriale, senza THC, per poi venderla come infiorescenza.
Da allora si è sviluppato un intero settore commerciale che attualmente impegna 12mila posti di lavoro e migliaia di aziende agricole in tutto il territorio.
Cannabis light: Il CBD è illegale?
Se il THC, come abbiamo detto poc’anzi, è considerato uno stupefacente proprio per le proprietà psicoattive. Esiste un’altra proprietà della cannabis che attira l’interesse di chi ne fa uso anche a scopo ricreativo: parliamo del CBD. Questo non ha alcun effetto psicotropo ma è ugualmente spunto di dibattito a causa delle differenti vedute sulla Cannabis light.
Come il THC, anche il CBD interagisce sui recettori endocannabinoidi del nostro sistema nervoso ed esercita molti effetti ritenuti anche terapeutici per l’attenuazione dei sintomi di diverse patologie, come la sclerosi multipla, l’alzheimer, il morbo di parkinson e i disturbi legati all’ansia, all’infiammazione muscolare e intestinale, ecc.
Una caratteristica del CBD molto apprezzata è l’assenza di effetti collaterali.
Attualmente i prodotti, in commercio, a base di CBD hanno diversi formati:
olii;
capsule;
creme e gel;
liquidi per vaporizzazione.
Alla luce dei nuovi dibattiti sulla legalizzazione della cannabis light, possiamo augurarci che presto possa essere fatta ulteriore chiarezza su un tema molto acceso, che giudica ancora reato il consumo di una sostanza senza alcun potere drogante.